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Monday, 27 July 2020

L'INAUGURAZIONE DEL MIO STUDIO NUOVO A PIETRASANTA.

L'INAUGURAZIONE DEL MIO STUDIO NUOVO - LUGLIO 2020

Ho deciso di iniziare attivita nel mio nuovo studio con una piccola mostra dei dipinti e bronzi.
I quadri incorniciati erano tutti dipinti durante la quarantena e sono il risultato di una ricerca sulla luce.
Si chiama "Sprigionare la luce durante la prigionia di lockdown".


Anche alcuni di miei bronzi di animali, rospi, rane e tartaruge erano in mostra.
Il ritratto della mia maestra Nerina Simi (1890-1986) in bronzo era in visione per la prima volta.

Persone che hanno conosciuto Nerina Simi sono venuti per visitare.
Un foto di Alessandra Marucchi e Joanna Southcote, ambe due ex-studenti da Firenze.
Hanno visitato Professoressa Alba Tiberti Belluffi che ha scritto libri sulla dinastia dei Simi, ed  anche Dottore Maurizio Bertellotti  che e' stato suo medico.

Giuseppe Vezzoni, giornalista del blog, sotto, ha scritto belle parole dopo ha fatto una visita allo studio. LIBERO FOGLIO ONLINE del COMUNE DI STAZZEMA E DELL’ALTA VERSILIA. “Storia, Arte, Tradizione, Politica, Informazione”.
(https://liberacronaca2.wordpress.com/) 

ANNE SHINGLETON, UN'ALLIEVA DI NERA SIMI A PIETRASANTA.


Pietrasanta_ Ho visitato ieri pomeriggio lo studio a Pietrasanta dell'artista inglese Anne Shingleton, la mostra degli oli realizzati durante il confinamento e l'esposizione al pubblico di alcuni suoi lavori di scultura e il busto bronzeo della Signorina, Nera Simi, figlia di Filadelfo, indimenticata maestra di disegno per tanti artisti stranieri che negli anni 70 e 80 del secolo scorso frequentarono Stazzema e le lezioni che in estate la "Signorina" impartiva dal borgo capoluogo. Giunta in Italia nel 1980, Anne Shingleton, si ferma a Firenze, dove frequenta la scuola di Nera Simi, poi si sposta a Siena ed infine è giunta da due anni a Pietrasanta, divenuta città dell'approdo ideale. Ha acquistato la casa e il suo studio, in via della Robbia, dove dà sfogo al suo sentire artistico privilegiando la pittura o la scultura assecondando lo stato d'animo.
Con la pittura cerca l'evasione, gli spazi, la luce e la gamma di colori che nella rappresentazione del paesaggio superano la staticità del rappresentato con vibrazioni di una interiorità che cerca di introdursi in un tramonto, in un alba, in una natura morta o in piccoli angoli di vita quotidiana.
Con la scultura invece plasma la materia alla ricerca di quell'unisono che porta a trasferire quel soffio di vita che lo scultore cerca di riprodurre su un viso, su un corpo, su una posizione. Nel busto bronzeo della Signorina, Anne ha proiettato la dolcezza e la cura dell'amata maestra, che nella severa attenzione alla lectio artistica doveva accomunare una comprensione amorevole che stimolava al meglio i suoi allievi. In quel braccio proteso è raffigurato il senso vero dell'insegnamento, la mano che accompagna a correggere e che discreta e rispettosa non cancella né umilia.
Abbiamo scoperto che l’artista inglese viene a rifornirsi dell’acqua alla fontana di Calcaferro e conosce a fondo l’area delle Mulinette, che ha visitato negli anni in cui a Calcaferro risiedeva una sua amica di colore e i manufatti delle Mulinette erano ancora in buono stato e non nella malora in cui sono adesso.
Giuseppe Vezzoni, addì 26.7.2020.

Tuesday, 16 June 2020

Pensieri sulla creazione del ritratto in bronzo della Signorina Simi. (1890-1987)

Pensieri sulla creazione del ritratto in bronzo della Signorina Simi. (1890-1987)

Ritratto in bronzo di Nerina Simi di Anne Shingleton. Altezza 55cm, dimensione naturale - altezza 55cm.

 Prima di descrivere le emozioni provate nella creazione di questo ritratto scultoreo, mi piacerebbe spiegare come ho iniziato a studiare con la Signorina Simi e perché lei è diventata così importante per la mia vita d’artista ed anche per quella di molti altri.

Ai tempi pre-Internet, vi era un'opportunità su un milione di essere a conoscenza degli insegnamenti di Nerina Simi. ( Il suo vero nome era Nera, ma era spesso chiamata Nerina). Invece la sua fama fu sparsa per il mondo dai suoi innumerevoli studenti, ed è per questo motivo che ne sono venuta a conoscenza.

Erano i tardi anni Settanta in Inghilterra, ed avevo completato 3 anni d’università (specializzandomi in Zoologia) e 2 anni di scuola d’arte, e stavo lavorando da casa dei miei genitori, accettando qualsiasi lavoro che si presentasse come illustratrice, ritrattista e eseguendo anche incisioni all’acquaforte.

In quel tempo gallerie e istituzioni di ogni tipo incoraggiavano l’arte contemporanea ad essere astratta, all’esecuzione di istallazioni o di video. Anche se avessi provato l’impossibile, l’ambiente della arte britannica non mi avrebbe mai potuto offrire un futuro. Mi sono sentita esclusa.
Visitando un’esposizione privata dell’artista Pamela Russell, nella campagna della mia contea di Dorset, mi capitò di vedere dei quadri con una luce particolare. La pittrice mi raccontò che aveva studiato a Firenze, con una signora chiamata Nerina Simi. Questa signora, se ancora in vita, sarebbe stata molto anziana ma mi dette il suo indirizzo comunque perché io le scrivessi.

Stusio Simi, sul'angolo di Via Tripoli e Piazza Piave, Firenze.
 Per farla breve, nel seguente Ottobre del 1980, vi fu un’invito per lettera della stessa Signorina, a cui seguì la mia risposta: un cingere ansioso del mio portfolio al suonare la campanella del suo studio in Via Tripoli n.1, a Firenze.

La mia presenza fu annunciata da una domestica piuttosto robusta che mi chiese di attendere in una piccola anticamera scura. Una piccola figura zoppicò lentamente lungo un corridoio verso di me. Era una signora leggermente piegata e dagli occhi brillanti; aveva i capelli avvolti in un chignon ed una fila di perle intorno al collo. Mi accolse in Inglese. Con un grande sorriso aggraziato scelse accuratamente le parole da dirmi e mi mise subito a mio agio. Avrei cominciato l'indomani. Vi potete immaginare l’emozione!

Foto dell'interno dello studio negli anni settanta.
Mi trovai un cavalletto libero nel retro dello studio, lontano dalla modella in posa. Nerina Simi visitava ogni studente durante la sessione sia mattutina che pomeridiana. Da dove ero seduta potevo osservare i disegni di tutti e mi sembrava che andassero tutti così piano . . .  .  

Quando essa entrò nella stanza, avevo già buttato giù l’intera figura sul foglio e fui io la prima ad essere visitata. Con gentilezza e semplicità mi spiegò come misurare, come guardare e come tradurre le mie osservazioni sulla pagina, delicatamente con un carboncino appuntito. I miei errori vennero fuori ed il tutto, improvvisamente, apparve monumentale ed imbarazzante. Voltai la pagina e riniziai immediatamente.
Nerina Simi con studente Joke Frima nei tardi anni Settanta.

Mentre iniziò ad indirizzarsi verso un’altro studente, dovetti nascondere le mie lacrime di sollievo e felicità. Finalmente per la prima volta nella mia vita, nel mondo dell’arte, non solo apprendevo le cose come stanno da qualcuno, ma la Signorina lo ha fatto in maniera cordiale e gentile. Questo era un linguaggio scientifico che mi era familiare. La decisione di venire da sola in Italia è stata molto stressante, ma in quel momento, sapevo di essere nel posto giusto al momento giusto.
Foto scattato di me nello studio quando facevo una visita informale con la mia famiglia nel 1981.
La maggiorparte degli studenti presenti nella mia classe, ma non tutti, erano proprio come me, non-Italiani, donne, e molto giovani, così fu molto facile per me stringere amicizie. “La Signorina”, così nominata affettuosamente dai suoi studenti, fu una figura gentile di madre per tutti noi individualmente, e sapevamo bene che era un privilegio studiare con lei. Chi è rimasto ancora in contatto oggigiorno si considera parte di una famiglia molto speciale, anche se siamo a quasi 25 anni dalla sua scomparsa.

Ero stimolata dalla mia nuova vita come studente a Firenze. Avevo appena  25 anni e   già avevo ottenuto un senso di libertà dalla mia educazione Inglese. Stavo letteralmente camminando lungo le strade familiari ai grandi talenti del passato; Donatello, Michelangelo e Leonardo da Vinci. Ogni giorno, fatta eccezione per la Domenica, sedevo con i miei compagni in una stanza dai soffitti molto alti ed intrisa di storia,  dell’ Ottocento. In questa stanza erano presenti le opere di Filadelfo Simi, (1849 - 1923)  il padre della Signorina: grandi quadri polverosi accumulati negli anni. L’insegnamenti che stavamo apprendendo erano un ponte tangibile attraverso la dottrina del padre, con l’atelier/studio di Jean-Léon Gérôme (1824 – 1904) che Filadelfo e altri grandi artisti del passato avevano frequentato. Essere nello Studio Simi era come essere sospesi in un attimo di tempo rimasto inalterato dal secolo antecedente.
Una rara fotografia della Signorina sorridendo mentre non sospettava di essere fotografata.

Con il ricordo di quei 2 anni con la Signorina alle spalle e la mia nuova casa a Pietrasanta in Italia, una cittadina nota per la tradizione della scultura, decisi di creare un ritratto della maestra in creta. Volevo ritrarla come una forte, ma anziana donna, ancora motivata nel trasmettere la sua conoscenza. Essa continuò a ricevere i suoi studenti, insegnando fino a due mesi prima della sua scomparsa a 97 anni.

Trovare referenze fotografiche è stato un problema dato che era ben saputo che lei non amasse essere fotografata. Ma grazie all’aiuto di molti ex-studenti, che sottrassero qualche scatto di nascosto, sono riuscita ad ottenere abbastanza informazioni per le misure di base del profilo e della visione frontale del ritratto.

Gradualmente la creta ha iniziato a prendere forma, poi a trasformarsi in un ritratto, e con un po’ di buona volontà, a raggiungere somiglianza ed infine a diventare la Signorina. Quest’ultimo passaggio mi causò un’ineguagliabile soddisfazione. Ho provato la sensazione di averla ricreata. Che senso di potere!
Un particolare della scultura in creta bagnata.
Da qui in poi, la scultura acquisì una presenza che mi ritrovai a considerare come se lei fosse veramente lì in persona. Al mattino le dicevo “Buongiorno Signorina” mentre toglievo il velo plastico dalla creta bagnata, e alla sera mi scusavo con lei prima di spruzzarla con acqua e rimpiazzarle il velo plastico con un “Buonanotte Signorina!”. Un giorno, mentre lavoravo con il naso vicino al suo braccio rialzato, in modo da poter elaborare i dettagli del viso, mi sono sorpresa di non potere annusare l’odore di una persona, ma invece, a percepire solo della creta molto, molto bagnata. Questo mostra quanto le mie emozioni siano state coinvolte nell’esecuzione di questa opera.

A lavoro nell'autunno 2019, con tutte le fotografie messo vicino come riferimento.

Oltre a tramandare tecniche di pittura e di disegno, spesso, con un lieve senso dell’umorismo, la Signorina dava lezioni ancor più grandi che mi hanno sostenuto per tutta la vita; lezioni di perseveranza, di umiltà ed di grande apertura che hanno fatto sì che io raggiungessi nuove mete possibili. Lei non solo fu un’insegnante esperta e capace ma anche una pittrice nobilmente devota alla sua lunga vita d’arte, che al tempo era straordinario per una donna.

La scultura finita in bronzo patinato, 2020.
Questa scultura rappresenta il mio ringraziamento alla Signorina ed un tributo per onorarne la memoria.
Un dettaglio della scultura in bronzo.


Il metodo utilizzato per trasformare la creta in bronzo è complesso, ma spiegato sul mio sito: (http://www.anneshingleton.com/english/how-bronzes-are-made.html)


Saturday, 30 May 2020

Portrait Bronze of Signorina Simi

Portrait Bronze of Signorina Simi (1890 -1987)

Bronze portrait of Nerina Simi by Anne Shingleton. Height 55cm, life-size

Thoughts on making the portait of my teacher, Nerina Simi.


Before I can describe the emotions I experienced making this portrait sculpture I would like to explain how I came to study under Signorina Simi and why she was so important in my life, and in that of many others too.

It was a chance in a million in the days before the internet to have knowledge of the teaching of Nerina Simi. (Her real name is Nera, but she was often called Nerina). Her fame instead was spread worldwide by her students, and that is how I heard.
It was the late 1970s in the UK, and I had completed 3 years of university (Zoology) and 2 years art school, and was working from my parents’ home with whatever came my way as an illustrator, printmaker and portrait artist.
At that time galleries and institutions were encouraging contemporary art to be abstract, to make installations or videos. However much I tried the British art environment could not offer me a future. I did not fit in. On visiting a private exhibition by the artist Pamela Russell in my local Dorset countryside, I admired the light in her paintings. She told me how she had studied in the Italian city of Florence, with a lady called Nerina Simi, who, if she was still alive, would be very old, and gave me the address to write to.
The studio Simi on the corner of Via Tripoli, Firenze.
To cut a long story short, at the invitation by letter of Nerina herself, there I was that following October in 1980, clutching my portfolio and anxiously ringing the bell of the studio at No 1, Via Tripoli, Florence.
I was shown in by the robust looking maid and indicated to wait in a little dark anteroom. A small figure limped slowly down the corridor towards me. She was a bright eyed, slightly stooped lady with hair tidily drawn back in a bun and a string of pearls around her neck. She welcomed me in English. With a gracious, broad smile she chose her words carefully and instantly put me at my ease. I was to start the next day. You can imagine my excitement!


Photos of the interior of the studio taken in the late 1970s
I found myself an empty easel at the back of the studio, far from the posing model. Nerina Simi would visit each student at every morning and afternoon session. From where I was sitting I could see all the other students’ drawings and they seemed to be going so slowly. When she entered the room I was the first student to be visited, and I had already placed the whole figure on the page.
Very gently and simply she explained how to measure and how to look and how to translate my observations onto paper delicately with a sharpened stick of charcoal. My errors shouted out at me, all of which suddenly seemed monumental and hugely embarassing. I turned my paper over and started again.
Nerina Simi with student Joke Frima late 70s

As she moved on to the next student, I had to struggle to hide my tears of relief and happiness. Finally for the first time in my life, in the art world, not only was I being taught by someone who said it how it was, but she gave logical reasons to back up her arguments, and did so in a kindly way. This was a scientific language that was familiar to me. It had been a stressful decision to come to Italy on my own and in that moment I knew I was in the right place, at the right time.
Photo taken of me in the studio when making an informal visit outside studio hours in 1981.
 Most, but not all, the students in the studio were like me, non-Italian, female and young, so it was easy for me to make friends. “La Signorina”, as we affectionately called her was like a kindly mother figure to us all individually, and we were all aware that it was a special priviledge to be studying with her. Nearly 25 years on since her death those of us who remain in touch with each other still consider ourselves part of this very special family.
I was intoxicated by the experience of my new student life in Florence. I was in my late 20s, and with a sense of freedom from my English upbringing. I was literally walking down streets that would have been familiar to great artists of the past; Donatello, Michelangelo and Leonardo da Vinci. Every day, except Sundays, I sat with my fellow students in a high ceilinged room that reeked of the late 1800s, with her father’s, Filadelfo Simi’s, (1849 – 1923), dusty paintings stacked high on all the walls. The lessons we were learning were a tangible link through him, to the Parisian atelier/studio of Jean-Léon Gérôme (1824 – 1904) where Filadelfo and so many great artists of the past had studied. It was if we were, in that Studio Simi, in a special little bubble of time that had stood still since the century before.
A rare snap of Nerina smiling as she was unaware of the photo being taken.

 With the memory of those 2 years with the Signorina now fading and my new home in Pietrasanta, Italy, a town famous for its tradition of sculpture, I decided to attempt her portrait in clay. I wanted to show her as a strong, but old lady, still focused on passing on her knowledge. She continued to receive students with work, teaching up until about 2 months before her death at 97 years.
Finding photographic references was a problem because it was well known that she did not like to have her photo taken. But thanks to many ex-students who had sneaked a few snaps I managed to collect enough to give me the basic measurements for a profile and a frontal view.
Gradually the clay started to take on form, then turned into a portrait, and with a lot of hard work, achieved a likeness and then became the Signorina. That last step gave me a terrific feedback. I felt I had recreated her. What a sense of power! 

Part of the sculpture in being worked in clay
 From then on the sculpture took on a presence which I found myself treating as if it was really her there. I would say “Buongiorno Signorina” to her as I took the plastic sheeting off the wet clay in the morning, and excused myself to her as I sprayed her with water before replacing the plastic in the evening and saying “Buonanotte Signorina”! One day as I was working with my nose very close to her raised arm, in order to work details on the face, I was shocked by my surprise that my nose did not smell the scent of a person and instead smelt very damp clay. That showed me how much my emotions had become involved.

Working on the clay model in the autumn of 2019, all my reference photos pinned on display behind.
Besides passing on the techniques of drawing and painting, often with a sly sense of humour, The Signorina gave deeper lessons that have supported me all my life; lessons of perseverance, humility, and openness to learning that make achieving new standards possible. She was not only a very experienced and able teacher but a painter too and nobly dedicated to her long life of art, which in her time was extraordinary for a woman.

This sculpture represents my thanks and my tribute to honour her memory.


The process of transforming the clay into bronze is a complicated one and I have described it on my website (http://www.anneshingleton.com/english/how-bronzes-are-made.html)
Thanks to THE MARIANI FOUNDRY for the foundry work on the bronze, and to Studio BURATTI, for the clay studio.






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